La matematica del lavoro digitale

Calcolatrice

Se sei capace di creare idee e le vuoi valorizzare, non importa che tu sia un individuo o un’impresa, avrai sempre bisogno di persone che lavorino per la tua idea e la rilancino, spesso senza controlli preventivi.

La motivazione che ci spinge a condividere il progetto nasce dal fatto che quello che vediamo ci piace e ci interessa. E per piacerci vuol dire che ha toccato le nostre emozioni. Quest’ultime sono legate alle storie di persone, eventi e cose.

Un fatto è chiaro: ogni persona che lavora con noi è un operatore di ricchezza.

C’è chi:

-      aggiunge il suo valore (+)

-      fa danni con il suo operato (-)

-      con il suo genio moltiplica il valore (*)

-      lo divide con gli altri (/).

Le più grandi ingiustizie si confrontano tra chi moltiplica e chi aggiunge poiché lì c’è una differenza difficile da gestire e digerire. L’esempio di chi lo divide con gli altri è chi lavora nel mondo dell’open source, poi ognuno con gli altri segni algebrici potrà rispecchiare se stesso e i colleghi nel mondo del lavoro.

Costruiamo relazioni, facciamo business con tante persone, ma dobbiamo stare attenti: nel mondo digitale ogni azione (o ogni servizio messo a disposizione online) è visibile a migliaia di persone. Fare un danno enorme è un attimo. Nel mondo digitale le opere d’ingegno di successo sono quelle che si diffondono con più rapidità. E così aumenta la copia, legale o meno.

Qui il valore è la diffusione, nel mondo fisico la scarsità.

È chiaro che in media un’impresa deve realizzare più valore rispetto a quello che spende, altrimenti s’impoverisce, e con essa tutti quelli che ci lavorano. Pertanto non basta avere un badge: non dà nessun garanzia. Occorre invece imparare un lavoro, molto bene rispetto alla media, e soprattutto fare la differenza quando si tratta di venderlo ai clienti. Perché solo in tal caso vuol dire che si è studiato il problema del cliente e si è ben capita la finalità –direi l’essenza- della propria missione. Questa è la differenza tra il tecnico e l’imprenditore. Il primo ama crogiolarsi sul problema e sull’ipotetica soluzione, l’altro è contento solo quando ha creato un mercato dopo averlo immaginato.

Nel digitale c’è molta efficienza del capitale, nel senso che la produttività del lavoro non è molto limitata dalla quantità iniziale. Il fenomeno delle startup si basa su questa condizione.

Facciamo un esempio: un idraulico, un arredatore di interni, un commercialista, devono tutti in buona sostanza fare un lavoro alla volta. Nel digitale invece la produttività può essere altissima, una volta che si è creato un servizio apprezzato dal pubblico. Da qui l’economia di scala, con costi marginali quasi nulli e rendimenti crescenti.

Oggi è alla portata di molti avere idee nel mondo digitale. E anche se i costi per realizzarle, almeno come prototipi, sono bassi solo pochissimi passano alla fase realizzativa. Una delle ragioni è perché si fanno prima la classica domanda: “Avrà successo?”

Chiudiamo con una nota di coraggio in questo 1 Maggio: la risposta non sarà mai data, perché bisogna invertire la sequenza: prima credere nelle persone con cui si lavora, poi produrre, mettere in rete e promuovere. Solo dopo vedremo ciò che accade e avremo le risposte.

Twitter: @massimochi

  • Massimo |

    Vidierre, concordo. Proviamo a dire che l’umanistica è descritta nel credere al “valore” delle persone. Poi questi valori, messi insieme, con varie “operazioni” di diverso segno (aggiunta o moltiplicazione per esempio) costituiscono un “risultato” 😉
    Ciao e grazie per il commento.

  • Vidierre |

    Penso che credere nelle persone con cui si lavora è il presupposto per trasformare degli operatori + in operatori * e sviluppare la forza di gruppo.
    Però per credere nelle persone ritengo si debba avere una dose di “intelligente umiltà” o “sincera curiosità” : ma non sono forse caratteristiche poco matematiche e più umanistiche?

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