Tanti, se non proprio tutti, sono i problemi del mondo del lavoro che un unico grafico esemplifica, le cui conseguenze riverberano su:
. pensioni . redditi . disoccupazione . formazione . fedeltà . demografia . crescita . competitività.
Sappiamo che l’aumento
della vita media dipende da migliore istruzione e cure sanitarie, le quali
hanno una relazione con l’impiego delle nuove tecnologie.
Molto più
interessante è notare come il progresso tecnologico sembra ridurre la vita
media delle imprese, almeno quelle nella classifica S&P500. Il concetto chiave
è il vantaggio competitivo che si muove sempre più velocemente da impresa a
impresa; è difficile che possa rimanere a lungo dentro i confini di una cultura
aziendale, data la progressione dei cambiamenti.
Pertanto, se un
tempo un’azienda riusciva a mantenere un vantaggio competitivo per decenni, ora
è quasi impossibile sfruttare le onde tecnologiche che arrivano da tutte le
direzioni. È più probabile
che nasca una nuova azienda, diventi leader del mercato, e dopo relativo poco
tempo sia a sua volta soppiantata da un’altra, e cosi via.
C’è un altro
ingrediente, ossia l’uso della rete, che ha dato l’opportunità alle piccole e
nuove imprese di farsi conoscere su una scala prima impossibile oltre la
dimensione locale. È pur vero che se
non ci fossero state tecnologie di comunicazione man mano più efficienti
(posta, telefono, fax, etc.) non avremmo avuto il fenomeno delle multinazionali,
poiché l’headquarter era impossibilitato nel coordinare le operazioni delle
filiali sparse sul pianeta. Ciò ha favorito la crescita dimensionale.
Ma ora la
comunicazione realtime, la disintermediazione dei vecchi mestieri e la nascita
dei nuovi intermediari, a ritmo sincopato, fa in modo che non il più grande ma il
più veloce conquisti un vantaggio competitivo. Sempre più imprese subiscono una tale pressione competitiva da sparire
dalla classifica S&P500, o dal mercato. E se si conferma
il trend, secondo l’autore dello studio, non è possibile sapere oggi il nome del 75% delle imprese che opereranno nel 2020.
I costi di transazione, insieme al successo, determinano la dimensione dell’impresa (cfr. Coase), ma è la specializzazione che ha un impatto importante sulla sua vita nel mercato.
Ora che si sono
quasi annullati i costi di transazione, è più facile scegliere di volta in
volta la migliore impresa per uno specifico servizio, piuttosto che crearlo
all’interno dell’impresa con tempi troppo lunghi e inadatti al
mercato. Da qui la continua produzione di nuovi prodotti e soprattutto la nascita del fenomeno
delle startup, il quale si configura come una risposta del mercato a tali
cambiamenti tecnologici. (Si può discutere se stia espandendosi una bolla
speculativa dei capitali per finanziarle, ma questa è un’altra storia.)
Prima grande era
sinonimo di duraturo, ora la frequenza accelerata delle ondate tecnologiche non
assicura chi ha dalla sua la dimensione, ma chi ha un’idea su come cavalcarle. Se non si ha la
direzione giusta, al giusto momento, si troverà sempre il vento contrario. È un
vento incessante, che cambia sempre direzione e la dimensione, da sola, non garantisce più nulla. Serve cogliere il
momento del cambiamento e lo può fare meglio chi non ha un’inerzia, ma chi ha
una visione oltre le onde.
Questi sono tempi
dove c’è bisogno di più studio e creatività, perché l’obsolescenza dei
beni sarà più rapida (diventano subito commodity). Naturalmente ciò vale anche
per le nostre competenze professionali, che potremmo applicare su un mercato più grande, ma dureranno meno.
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