Questa è la formula che può dimostrarci come è stato possibile, almeno in occidente, un enorme sviluppo.
Si estraggono materie prime e idee per produrre beni per il consumo.
La formula non è una semplice somma, bensì un prodotto, ciò significa che i suoi effetti variano geometricamente. Pertanto: l’estrazione ha un impatto crescente e negativo per tutti; anche la quota di lavoro per la produzione si riduce sempre più, basta guardare ai dati sulla disoccupazione; e allora il consumo rischia di ridursi e possibile solo per pochi. Ciò significa che i frutti non sono condivisi e le disuguaglianze crescono. Gli scienziati, sempre in maggior numero, ci avvisano che stiamo arrivando al limite. Il ritmo dell’estrazione (e la conseguente distruzione) di risorse naturali non è più sostenibile dal punto di vista ecologico.
Inoltre, per soddisfare l’esigenza della continua produzione, milioni di persone in paesi remoti sono ridotte allo stato di schiavitù per estrarre materie prime al più basso costo possibile. E ciò succede anche nelle catene di assemblaggio.
Eppure questa formula, quando fu impiegata all’inizio dell’era industriale, si è adattata anche nel terziario dove l’estrazione rappresenta le idee e l’intelligenza delle persone, che sono convogliate nella produzione (di software, per esempio) per renderle disponibili al pubblico.
In ogni caso, ogni termine di questa formula ignora le esternalità, che non rientrano nel calcolo poiché il capitalismo non è mai in sincrono con il tasso naturale di riproduzione delle risorse rinnovabili.
Infatti, non c’è nulla al denominatore che possa controbilanciare e frenarne l’eccesso. È un meccanismo che è congegnato per non rallentare, anzi, dal ‘900 in poi con la pubblicità si è creata una domanda aggiuntiva (anche se mancano i sottostanti e seri bisogni). Per tutte le suddette ragioni, il fine è sempre il consumo, ma da cosa dipende esattamente il consumo?
Il consumo dipende dai seguenti fattori:
– popolazione
– prezzo del bene
– reddito procapite
– desiderio di possesso
– efficienza.
Proprio la ricerca dell’efficienza può essere una soluzione: riciclare di più per ridurre la produzione e a sua volta preservare le risorse naturali. Altrimenti ne consegue la pauperizzazione delle materie prime e l’altra faccia della medaglia, ossia l’inquinamento.
Quando un ecosistema diventa inquinato occorre una bonifica da parte di tutti trasformando il nostro comportamento da egocentrico a “ecocentrico”.
Non sembra così evidente, ma il risparmio è sempre una forma di altruismo verso le future generazioni.
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PS. La formula completa è:
PPS. Non è un post anti capitalistico, anzi, proprio il contrario: è un timore di un crollo con effetti devastanti nel caso in cui solo UNO dei fattori si azzeri. C’è davvero il timore di farlo schiantare prima di aver progettato “altro”. E nessuna mente sana vorrebbe uscire da questo sistema in un istante.