260 miliardi di euro per la storia

Le grandi altezze morali del passato erano nel contempo filosofi e persone concrete: Einaudi, De Gasperi, Olivetti dal dopoguerra in poi ci portarono dal lato giusto della storia (la scelta occidentale); crearono le basi infrastrutturali (strade e ferrovie) e industriali di cui ora disponiamo. E che negli ultimi tre decenni abbiamo sprecato.

Durante i mitici anni ’80, che ci ricordiamo ancora come i migliori in termini di crescita, il debito pubblico è aumentato moltissimo (dal 55% al 95% del rapporto debito/Pil). Sembra un paradosso, ma è aumentata anche la disoccupazione (dal 6 al 9%). Quindi significa che la spesa pubblica non ha portato beneficio per i lavoratori ma se ne è andata in mille rivoli, anche verso la corruzione.

Gli anni ’90 sono stati un periodo di grande accelerazione industriale. Purtroppo il tessuto economico italiano si è strappato: l’innovazione così repentina ha fatto invecchiare immediatamente i precedenti investimenti industriali. In altre parole, solo poche aziende sono riuscite a star dietro al ciclo dei prodotti. Tale perdita di produttività ha contribuito a bloccare la crescita delle imprese che, in effetti, sono rimaste di piccole dimensioni, come questo Paese.

Dal 2000 in poi, senza crescita, abbiamo assistito alle più imponenti disuguaglianze e all’impotenza della politica.

Da questa fase storica possiamo sintetizzare che il debito pubblico si è creato per mezzo di una tassazione differita nel tempo.

Sappiamo che esso si è formato in una prospettiva temporale, grazie al cumulo dei deficit annuali.

Ora però le restanti macerie sono inadeguate rispetto all'alto rischio sull’inaffidabilità futura di ripagare il debito: ossia la capacità di avere più crescita, più entrate per conseguenza della lotta all’evasione o per la riscossione di più tasse in futuro. E i mercati per definizione speculano su ciò che avverrà.

Nel grafico sono evidenziate le scadenze dei titoli di Stato Italiani.

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Fonte: http://www.spiegel.de/fotostrecke/fotostrecke-71636-8.html

Dobbiamo mettere da parte 260 miliardi di euro in brevissimo tempo, altrimenti dimostreremo a tutti che non abbiamo più rispetto per la nostra storia, che non abbiamo compreso le ragioni dei nostri problemi, e che quindi saremo destinati al fallimento.

La storia conta. Ma adesso conta i danni che troppe persone devono subire per aver scelto, tutti insieme, politici inadeguati rispetto al potere conferitogli.

  • Simone Magnani |

    Mettere da perte 260 miliardi. Da parte li abbiamo (nel patrimonio dello stato che è 4-5 volte capiente). Il problema è che li dobbiamo tirare fuori dal “materasso” senza che si perda in rivoli poco trasparenti. Bel pezzo, Massimo.

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