Un’idea per creare la più grande libreria del mondo. Una tecnologia per diffondere il cloud computing, e un modello di business per lanciare il mercato degli e-reader. Ma ad Amazon ancora non bastava, ora vuol fare pure l’editore.
Tutte queste innovazioni hanno invecchiato di colpo gli editori tradizionali.
Cosa facevano i "vecchi" editori della carta stampata? Decidevano quale libro conveniva stampare sulla base del presunto successo in libreria. I costi per copia erano alti e l’economia di scala contava molto. I più bravi editori, quelli che avevano fiuto, crescevano e conquistavano il mercato. Avevano diversi ruoli: selezionatore, agente, revisore dei testi, stampa, distribuzione e marketing. Essi avevano però una caratteristica importante: segnalavano al pubblico il valore dei libri che sceglievano di pubblicare. Ma queste azioni erano rivolte solo a un ristrettissimo gruppo di autori, solo ai più importanti, tutti gli altri si dovevano pagare da soli questi servizi.
Le nuove tecnologie, in particolare il disaccoppiamento tra l’oggetto fisico (il libro o il giornale) e l’informazione in esso contenuta, hanno sconvolto il modello di business rendendolo insostenibile. E hanno fatto entrare in crisi gli editori. Infatti la rete facilita la pubblicazione di qualsiasi cosa. La quantità ha per forza di cose un’influenza positiva sulla qualità, solo che è diventata scarsa e inefficiente la capacità di filtro degli editori. La conferma è che i lettori non diminuiscono, anzi c’è sempre più gente che legge, anche online. È pure più facile raggiungerli, ma molto più difficile catturare la loro attenzione.
Qui si aprono scenari economici: gli editori cercano di entrare in certi mercati usando la leva del prezzo abbassandolo, anche per promozioni che durano lo spazio di un evento. Gli e-book, che in questa prospettiva non sono electronic book ma “economic book”, azzerano per l’appunto il costo di riproduzione e distribuzione. Amazon è pronta a cogliere questa possibilità aggiungendo una nuova forma di sponsorship. Gli editori ora devono inoltre fare da filtro dopo la pubblicazione. La soluzione che sta emergendo è il filtro sociale, il social filter. Amazon è avvantaggiata, data la raffinatezza della sua proverbiale raccomandazione.
Che s’intende per filtro post-pubblicazione? Qui non si tratta più di persone che scelgono i libri, ma di libri che devono essere proposti alle persone (che hanno un tempo d’attenzione limitatissimo). Oggi il vecchio editore è troppo ingombrante: la nuova economia digitale ha frantumato questo monolite. Di questi tempi l’autore potrebbe aver bisogno di uno specifico servizio: per esempio c’è chi ha bisogno solo dell’editing, chi di un agente, chi vuole supporto per andare sul mercato, etc. Mica tutti vogliono prendersi un editore “per intero” come nel modello “old style”. Anche qui c’è il nuovo concetto di e-editore, non nel senso di elettronico ma di economico.
Sembra partita una nuova corsa all’oro tra chi per primo troverà una migliore relazione tra gli autori e i lettori. La storia insegna che chi si è davvero arricchito nelle corse all’oro non sono purtroppo i cercatori (in questo caso gli autori), ma chi vendeva loro i filtri. Si arricchiranno quindi gli intermediari che, lungi dallo sparire, saranno sempre più necessari.
Insomma il corso d’acqua è diventato un fiume in piena. Dalle poche fonti di un tempo ora l’acqua ha preso velocità ed è diventata un torrente (di autori che vogliono scrivere). E allora i vecchi cercatori (gli editori) sono sopraffatti, tutto è arrivato in fondo, è diventato un mare. Di pericoli e di opportunità.
È la caratteristica di internet: inizia come la fonte dei problemi per trasformarsi in un mare di soluzioni. Ma solo per chi studia come adoperare la nuova tecnologia; solo per chi vuol imparare nuovi metodi per cercare soluzioni.