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E così Amazon ha aperto pochi giorni fa lo store per la vendita dei libri e inoltre propone, sia agli autori sia agli editori, l’utilizzo della propria vetrina, che è qualcosa di più di un nuovo canale: è un vero e proprio ambiente, il più famoso per la pubblicazione su Internet. Chi intende usufruirne potrà ottenere il 35% delle royalties.
Amazon è sempre pronta a cogliere nuove opportunità e propone una nuova forma di sponsorship.
Il rischio ora è di scrivere per i propri editori, o ancor peggio per gli algoritmi dei motori di ricerca; quando invece si dovrebbe farlo solo per i lettori.
Con il digitale non è cambiato nulla. C’è un vecchio adagio che resiste da secoli: la difficoltà è trovare l’ago nel pagliaio.
Nell’ormai famosa "information overload", piena di rumore e informazioni, Amazon intende assumere un ruolo guida. O meglio vorrebbe porsi come una sorta di segnaletica contro il disorientamento.
Molti lettori del resto hanno preso consapevolezza del loro “ego” sui social media. E non si limitano alla partecipazione, ma vogliono esprimersi letterariamente, aspirando ad accedere “in scrittura” e diventare, per quanto possibile, veri attori. Alcuni pubblicano un ebook, perché ora possono farlo, senza dover chiedere alla vecchia figura dell’editore. Ed è una sorta di emancipazione come quella promossa da Youtube per i video, solo che parlando di libri, possiamo chiamarla scherzosamente Youbook.
È possibile ostacolare il fenomeno degli autori indipendenti? No, anzi, si dovrebbe aiutarli. Allora, per assecondare la voglia di pubblicazione di molti autori, Amazon ha spezzato il precedente sistema simbiotico, che consentiva agli autori di pubblicare e agli editori di utilizzare l’attività creativa degli autori.
C’è da capirli: l’identità degli editori spesso era definita dalle loro relazioni con i lettori che, pensavano, sarebbe rimasta nel tempo quasi immutata.
Nel frattempo, tra chi si attarda e chi ha capito, il vantaggio per gli ebook aumenta.
I lettori iniziano a vedere e immaginare l’aumento dell’efficienza, spesso prima degli editori. Questi ultimi possono essere ancora legati a vecchie credenze, antichi costumi del pubblico, che invece cambia a velocità superiore. Chi rimane indietro, con i suoi paradigmi antiquati, chiuso nei suoi rigidi schemi, soffre di dissonanza cognitiva, ed è superato dai concorrenti più rapidi nel capire e magari nell’anticipare i gusti futuri del lettore.
In effetti la domanda (da parte dei lettori) e l’offerta (da parte degli editori) sono molto più interdipendenti di quanto si creda. Chi l’ha intuito s’ingegna per alimentare la domanda di un bisogno sottostante.
È Internet con i suoi cambiamenti strutturali a trasformare il tempo, ad accelerarlo.
Amazon conosce alla perfezione i suoi clienti, che sono tra i più forti lettori al mondo. Così tenta di trasformate i libri in web services, per avere persone sempre più connesse alla sua cloud (in termini tecnologici) ma è meglio dire al suo ecosistema.
Se non si è famosi, esiste una distanza troppo ampia tra l’autore e l’editore in Italia.
Gli editori più giovani e audaci si muovono. Anche perché ogni azione contro le posizioni consolidate, non si limita a togliere la polvere ma diventa un anticalcare capace di spazzare via il vecchio. E nel vuoto ogni azione ha una forte amplificazione.
La differenza si vede: tra le nuove realtà emergenti che conosco, 40K e Kipple più di altre, stanno avendo un discreto successo, come testimoniato dalla classifica odierna.
Twitter: @massimochi