Se sei un apprendista rispetti sempre le regole; e le usi pure quando non dovresti. Poi quando diventi esperto le prendi “cum grano salis”, perché sai scegliere quando è il momento di fidarti della tua intuizione. Il maestro addirittura le ignora e ne crea di proprie. Lui non ricalca le azioni descritte nei manuali: capisce quando cambiano le circostanze, e quindi sa quando osare. Invece, quando pensi di essere un grande comandante senza averlo mai sperimentato, è un miracolo che 4.000 persone si siano messe in salvo, come riportato dall’ottimo Guido Romeo.
Lo stesso amministratore delegato della Costa, Pier Luigi Foschi, dichiara: «È possibile che lo abbiano fatto senza che lo sapessimo ed è quello che (il comandante della Concordia) ha fatto». Senza giudicare il mestiere degli altri, cerchiamo di capire come l’esperienza del passato che ha avuto successo (in questo caso l’inchino) non debba per forza essere un modello da poter rifare sempre e comunque.
Da Wikipedia prendiamo in riferimento le “esperienze”, ecco la descrizione: “Per migliore pratica o migliore prassi (dall'inglese best practice) si intendono in genere le esperienze più significative, o comunque quelle che hanno permesso di ottenere migliori risultati, relativamente a svariati contesti”. La ragione per la quale le best practices potrebbero non funzionare è la stessa per la quale un dottore dà le stesse medicine a diversi pazienti. I sintomi potrebbero essere equivalenti, bisogna però vedere prima le cause.
Dentro le best practices si trovano le conferme che cerchiamo. Ciò è in esatta opposizione al metodo di Popper che procede per falsificazioni empiriche delle teorie ipotizzate. Si capisce la causalità quando la prima volta la stessa medicina ha prodotto un risultato inatteso, perché erano diverse le circostanze.
Quindi la domanda è: quali devono essere le circostanze (ossia la realtà) affinché le best practices siano affidabili?
Se non riusciamo a rispondere, allora vuol dire che tutto quello che accade è dovuto al “caso”. Ma in realtà è perché non abbiamo studiato a sufficienza il “caso” per farlo uscire dal dominio dell’imprevedibilità. Pensiamo spesso alla correlazione, invece dovremmo occuparci del rapporto causa-effetto.
Cambiare terreno (ossia ambiente nel quale la manovra dell’inchino è applicata) non garantisce gli stessi risultati. Va bene la teoria, ma una combinazione inaspettata di elementi conferisce la bellezza e l’originalità. Oppure conduce al disastro.
In pratica le best practices sono come il Kamasutra, non sempre sono replicabili. Soprattutto quando non si hanno le capacità per poter capire dove e con chi fare le manovre più ardite.
Twitter: @massimochi