La banca non è più un luogo dove devi andare, ma qualcosa che puoi usare, con il tuo smartphone, 24 su 24.
È questo il tema centrale del panel “La banca non c’è più?”* nel quale grazie agli interventi dei relatori:
– Giordano Martinelli (vice presidente di AcomeA)
– Michele Novelli (membro del board di Prestiamoci.it)
– Raffaele Zenti (co-fondatore di Advise only)
abbiamo imparato in che modo i comportamenti dei risparmiatori e degli investitori stanno cambiando grazie alle nuove tecnologie (mobile, pagamenti digitali, piattaforme, etc.).
Il ruolo degli
istituti di credito è, in estrema sintesi, quello di intermediare l'accesso ai
risparmi, tra chi presta (se conviene) e chi ha bisogno di soldi (tipicamente
le aziende che devono comprare i mezzi di produzione). Viviamo da decenni con un sistema bancario molto regolato, con autorità
centrali di controllo e grandi operatori; a ogni angolo c'è un negozio, una filiale
della banca.
Ma Internet è
arrivata anche qui.
Bisogna fare
subito una distinzione: anche se il business delle banche è ancora valido,
cambia moltissimo il modello delle operazioni, cioè il differente equilibrio di
potere tra i consumatori e i produttori di questi servizi. Oggi si viaggia verso la rimozione d’intermediari di dubbio valore che portano
inefficienza e opacità negli scambi.
Internet ha promosso
una relazione più diretta tra chi è disponibile a prestare denaro e chi a
prenderlo in prestito, per poi re-intermediare grazie a nuovi operatori che
aiutano nell'orientamento tra tante nuove offerte. L'online banking
ha migliorato l'efficienza nei confronti del cliente e aumentato la produttività
della banca, ma ha allontanato i due soggetti. Il minor uso di assegni e contanti ha
facilitato tale processo.
In seguito è subentrato un altro elemento: la scarsità dei fondi.
A partire dalla crisi del 2008 il risentimento contro le banche è aumentato a
causa di tre errori:
– 1°: le banche hanno concesso prestiti a chi non poteva restituirli
– 2°: per non farle fallire lo Stato ha spostato il carico sulla fiscalità
generale
– 3°: nel momento in cui l'economia è caduta in depressione, non hanno concesso
quasi più prestiti privando il mercato di investimenti.
In sintesi, la combinazione di fattori congiunturali (scarsità dei fondi) e
strutturali (alti costi, poca propensione al rischio e distacco dalla
clientela) ha dato un impulso
alla crescita di alternative al classico modello di banca.
Questo
è il momento in cui i nuovi entranti vedono barriere abbassate (cioè vecchie
tecnologie usate) e campi di opportunità da esplorare (perché la domanda di
investimento finanziario è sempre presente, anche se piccola e frazionata).
Iniziano a nascere delle nuove comunità (ad esempio il famoso Kickstarter o il Lending
club, dove investitori e piccoli proprietari d'imprese si scambiano informazioni o effettuano transazioni)
secondo diversi modelli di crowdsourcing e peer to peer. E non hanno
bisogno né di negozi, né di un conto corrente né di un computer. Basta un
telefono.
Un autore come Brett King, che
offre sempre nuovi spunti sul tema della disruption, afferma che l'adozione
dell'Internet Mobile Banking è dal 300% al 500% più veloce dell'Internet Banking
via web. Le app dominano anche qui.
Entro il 2015, il 1° canale per il servizio retail sarà il Mobile, il 2° sarà
il Web, il 3° sarà l'ATM, il 4° il Call Center, e solo il 5° la filiale.
Si dischiudono almeno due
scenari:
1- per le banche,
esse sopravvivranno se saranno in grado di adattarsi a tali trasformazioni.
Persa questa sfida, il loro destino sarà trasformarsi in commodity, ossia meri depositi
di fondi privi di parte attiva.
2- per le persone, dobbiamo
riconoscere che stiamo scegliendo di non incontrarci più. File alla cassa,
orari impossibili, moduli da firmare e richieste di fax saranno rimpiazzati
dalle tecnologie digitali. Gli smartphone, con le user interface sempre più
facili e immediate, ci portano a questo.
Se vogliamo mutare
questa situazione, siamo noi i primi a dover cambiare. Per trovare nuovi modi
di stare insieme.
* Panel
all’interno della sezione Economy della BlogFest 2013 curata da Marco Tosi.
Twitter: @massimochi