Dopo secoli siamo quasi riusciti a misurare il valore degli oggetti: gli abbiamo attribuito un prezzo.
Non ci bastava valutare la vita professionale delle persone con uno stipendio, restava da vincere una sfida più complessa: giudicare l’intera esistenza.
Ecco giunte all’uopo tutte queste inter-connessioni e i Big Data che creiamo. Così ci possiamo reciprocamente valutare, giudicare, in una parola: votare.
Il rating degli altri, nella migliore delle ipotesi, ci spinge a migliorare.
Nell’accezione negativa, invece, ci costringe a una competizione troppo estesa di cui non avevamo proprio bisogno. La via di mezzo seguita dai più equilibrati è la collaborazione, o una sana “coopetizione” per andare avanti, insieme. Purtroppo essi sono ancora la minoranza.
La morale è non correre nella costruzione di un modello di rating (Klout, Like, Followers, etc.) perché l’incontro con ogni persona è un’esperienza non replicabile, non automatizzabile. Così come il prezzo non ci dice tutto sulla qualità insita degli oggetti, neanche il rating sociale potrà misurare il valore della persona, per un semplice motivo: essa cambia. Più è intelligente e più assorbe idee, culture e esperienze dagli altri.
Puoi pensare di valutarla nel momento in cui, dopo tante interazioni online, avrete un contatto fisico, ma un momento dopo sarete entrambi cambiati dall’incontro.
Fai in modo che sia in meglio.
Twitter: @massimochi