Abbiamo costruito senza accorgercene tanti pezzi di un unico collegamento; li abbiamo uniti insieme e ora il mondo è avvolto da questo enorme tubo.
All’interno scorrono beni e servizi che arrivano sempre più velocemente mossi dalla tecnologia, che accelera, e ogni giorno scopriamo nuovi modi per farle aumentare la velocità.
Nessuno si senta escluso, questa corsa è inarrestabile.
Tra i tanti benefici dobbiamo solo tentare di arginarne gli effetti negativi che in parte devastano, uccidono vecchi mestieri e riducono milioni di persone in povertà.
Infatti, cosa ci insegna questo declino?
Che il nostro sistema, le istituzioni e le abitudini, sono state disegnate per una passata stagione dell’economia, quella della progressione lineare che non esiste più. Dobbiamo aspettarci da questi velocissimi progressi tecnologici delle esternalità negative che si paleseranno con vuoti legislativi, poiché ogni ondata rende obsoleto tutto il precedente corpus delle leggi. Se ne approfitteranno i più lesti in tutto il mondo. Infatti altri Paesi per competere hanno innovato i vecchi sistemi sostituendoli con l’online, uno strumento che utilizza meno risorse (tempo, soldi, impegno, attenzione).
Pensiamo ai negozi fisici che non riescono a competere con i costi, la velocità e comodità dei marketplace online, e così chiudono, accelerando la crescita del business digitale. Sarà impossibile a breve trovare una libreria per strada, ci toglieremo la speranza, come per trovare una cabina telefonica. Oggi ci guadagnano i consumatori, ma non siamo certi che durerà. Per adesso pagano i negozianti, l’occupazione locale e la crescita.
Però questa tragedia occupazionale non deve essere una sorpresa: sono più di quindici anni che si parla di e-commerce; se in tutto questo tempo non ci si è preparati a cambiare (per esempio specializzandosi e internazionalizzandosi) è inevitabile uscire fuori dalla competizione. Se non si studia la “distruzione creatice” allora non si può far altro che subirla (e non è un fenomeno moderno conosciuto solo dai nativi digitali).
Chi intende scalzare i vecchi modelli non deve neanche sforzarsi più di tanto, poiché nel tempo si stanno distruggendo da soli, per consunzione, per mancanza di coraggio nel cambiare. In sintesi non ci si vuole adattare, per paura di cannibalizzare parte del proprio business. E si vedono ancora corporazioni che spostano solo bit, come le banche, e chiedono una intermediazione troppo costosa. Queste saranno le prime a cadere.
Allora che fare?
Per esempio sono troppo poche le aziende che sfruttano i vantaggi dei costi calanti di trasporto fisico, di automazione e comunicazione.
Il vantaggio competitivo oggi non è più unico, ma è multiplo e lo merita chi:
1. crea la differenza nella qualità, nel servizio alla clientela, nel confezionamento, nella personalizzazione del contenuto
2. è capace di raggiungere la più ampia diffusione nel suo mercato potenziale
3. cambia ogni giorno.
Il potere oggi fluisce naturalmente verso i consumatori, inutile ostacolarli, anzi, accendiamo il motore delle connessioni per andarli a incontrare prima dei concorrenti. Solo chi sposa l’online può raggiungere questi obiettivi, i più attenti ne studiano le opportunità, perché ogni crisi porta con sé delle novità, anche insperate.
Nessuno può immaginare ciò che verrà costruito sulla rete di macchine e persone collegate da questo enorme tubo. Sgorgano nuovi lavori, che dureranno ancora meno di oggi, pronti a essere rimpiazzati da… altro. Alcuni ci costruiscono la nuova fortuna. Prima per loro stessi e, se hanno successo, per il mondo a venire.
Di sicuro le innovazioni arrivano a ritmo esponenziale, non linearmente come nel passato dandoci il tempo di reagire; per questo bisogna agire. Il giorno che impareremo a vivere senza la comfort zone staremo meglio.
Twitter: @massimochi