“Always on, Always working.
Ci stiamo spostando verso una dimensione di lavoro continuo. Sempre. La vita diventa un lavoro. Nell’economia cognitiva si entra in una condizione di lavoro intellettuale che diventa continuo. Non esistono momenti off…” scrive Salvatore Iaconesi sul suo profilo.
Tutti noi abbiamo un doppio lavoro, una vita parallela: lavoriamo alla nuova catena di montaggio delle informazioni. La catena di montaggio è la timeline di Facebook, Twitter, etc. È una catena invisibile perché è immateriale, ma lega più di prima le persone, le quali ognuna provvede a trasformare un pezzetto d’informazione, non linearmente come nei prodotti fisici, ma con una interazione a rete.
Con un colpo di genio, ossia facendo leva sul nostro ego, l’incentivo si è rovesciato: non c’è bisogno di un caporeparto per il coordinamento e controllo; anche fare gli straordinari e perdere ore di sonno è un piacere. I risultati (profilati) di quest’opera letteraria più eclatanti sono il numero dei like, share, etc.
Le informazioni se si fermano, come la moneta, si svalutano. Tenerle ferme, invecchiano, e perdono sempre più valore quanto più il cambiamento accelera. Ne puoi conservare tante, ma il vantaggio ce l’avrai se le usi in realtime. Sta emergendo una forma di demurrage delle informazioni, ossia, in questo contesto, un costo di gestione che le fa perdere valore nel tempo. Pertanto le informazioni devono essere sempre più condivise, così ci si arricchisce.
È un’attività che arricchisce anche le grandi imprese online che le raccolgono, ma ha anche dei lati positivi per la collettività come quando scriviamo su Wikipedia. È sempre una forma di costruzione, perché ci sono tante piattaforme che sono state costruite appositamente per farci “lavorare” ed estrarre il “surplus” dalla collettività, senza soluzione di continuità. Se tutti fanno tutto dappertutto, allora tutte le polemiche sull’esternalizzazione sono futili, o del tutto superate dalla realtà. Non occorre più solo tempo e manualità ma anche intelligenza e creatività.
Siamo autonomi (nel creare) e dipendenti (dalla piattaforma) nello stesso tempo, siamo insieme spettatori e attori. Un altro miracolo. Prima Taylor ci misurava la produttività, ora siamo noi che facciamo a gara per non perdere un attimo nella produzione e nell’assemblaggio delle informazioni che molti, errando, pensano sia accessibile solo per la propria rete di amici.
È una catena strana, è nuova, distrugge la geografia e annulla i limiti fisici. È una fabbrica globale che non paga le risorse informative in input, e neanche il costo di trasformazione nei risultati finali. È la prima volta che funziona una catena di montaggio per mettere in scena un’opera globale.
Twitter: @massimochi