Cronaca
In principio fu il lavoro, ed era solo umano. Nel tempo abbiamo sviluppato tecnologie per coadiuvarci, come il telaio, il primo caso di scontro con i Luddisti, poi sono arrivate le macchine a vapore ed elettriche con il fine di risparmiare lavoro. In ogni caso le persone mettono a segno il primo punto.
Persone 1 : 0 Macchine
La partita è entrata nel vivo con l’automazione, ossia quando le macchine hanno iniziato a “eseguire regole”. Ciò è possibile perché sono state programmate. Adesso ci troviamo in mezzo a robot, che sostituiscono la forza umana nelle attività manuali e soprattutto microscopiche, e computer che con gli algoritmi svolgono lavori sempre più avanzati. Esempio: una calcolatrice, dove è logico attendersi un risultato certo. In altri termini possiamo dire che eseguono una logica deduttiva. In questi compiti deduttivi, dove le regole sono ben determinate e occorre solo velocità e precisione nella ripetitività, le macchine hanno segnato un punto a loro favore.
Persone 1 : 1 Macchine
Le macchine non diventano solo più potenti, ma raccolgono più dati, hanno in mente tutti gli schemi delle partite precedenti (vedi gli scacchi) perciò vincono. A patto di non essere sorprese con un nuovo schema che può capitare o che solo noi possiamo inventarci all’istante. C’è un altro vantaggio da parte degli umani: loro sono uguali tra loro, sono fungibili, possono essere intercambiate senza apportare variazioni alla squadra; noi per fortuna non siamo dei cloni, ognuno è diverso e unico. Una differenza enorme.
Persone 2 : 1 Macchine
Poi abbiamo assistito a macchine che basano la loro logica sulla statistica e che, con l’aggiunta di sensori, riescono a suggerire delle azioni probabilistiche (come nella finanza). In quest’ultimo caso l’obiettivo è scorgere modelli in un insieme di dati. È il caso di quando istruiamo un computer a riconoscere la nostra voce. Oppure quando un algoritmo ci raccomanda le canzoni che ci piacciono, o quando un computer scrive articoli. Tutte cose impensabili solo pochi anni fa. Tutto ciò è assimilabile alla logica induttiva.
Persone 2 : 2 Macchine
La partita diventa sempre più difficile. Ci restano lavori che richiedono un’alta intensità di comunicazione e d’istruzione. E’ evidente che dobbiamo aumentare il livello d’istruzione, poiché un migliore e più ampio quadro di riferimento teorico conferisce più flessibilità, cioè insegna a cambiare più mansioni durante la vita lavorativa. Esempi: il meccanico, l’estetista, il muratore, il dentista devono risiedere in luoghi prossimi ai loro clienti. I nuovi lavori saranno quelli che richiedono empatia, creatività, capacità di negoziazione. Tutti campi che un’intelligenza artificiale, per quanto sofisticata, ancora non riesce a padroneggiare.
Persone 3 : 2 Macchine
Perché adesso è diverso? Perché le macchine mostrano capacità che non hanno mai avuto prima: comprensione, parlato, scrittura, e continuano a imparare. L’ultimo balzo in avanti delle macchine è eseguire la logica abduttiva, dove esse provano a risalire alle cause dei fatti osservati. Qui ci aiuta un computer tipo Watson che negli ospedali tenta di aiutare i medici a diagnosticare le malattie dei pazienti a partire dai sintomi utilizzando un’insieme di casi precaricati in memoria. Sono attività cognitive non ripetitive.
Persone 3 : 3 Macchine
Non ci sono conclusioni, perché la partita non è finita.
Finora abbiamo visto la prospettiva dal lato lavoratore, ora vediamo lato imprese. Non è vero che le grandi imprese, spesso straniere, accentrano sempre più il lavoro per due motivi:
a- anche esse subiscono una riduzione della vita media perché il vantaggio competitivo si sposta sempre più velocemente. Pertanto, se un tempo un’azienda riusciva a mantenere un vantaggio competitivo per decenni, ora è quasi impossibile sfruttare le onde tecnologiche che arrivano da tutte le direzioni. È più probabile che nasca una nuova azienda, diventi leader del mercato, e dopo relativo poco tempo sia a sua volta soppiantata da un’altra, e cosi via.
b- il mondo, grazie alla rete, va verso una decentralizzazione.
Oggi c’è un paradosso: di certo siamo noi a introdurre novità a ritmo sempre più veloce, ma alla fine siamo noi a inseguire le macchine nella contesa per il lavoro.
Pensiamo che i goal delle macchine siano dei nostri autogoal, ma in realtà ci spingono ad andare avanti, a migliorarci.
Se non ci opponiamo alle macchine, non avremo una semplice somma, ma il prodotto derivante dalla moltiplicazione del nostro e del loro lavoro.
Come nel film War Games, alla fine "l'unico modo per vincere una partita di questo tipo… è non sfidarsi”.