Fine del telelavoro: è meglio vederti che darti fiducia?

Telelavoro
Image via Ashley Mayer and Dilbert.com

“Portare l’informatica in azienda”. Questo era il
mantra negli anni ’80, quando si acquistavano i computer per aumentare la produttività aziendale. Ora, dopo 30 anni di IT, è il contrario. Ne usiamo così tanta che per averla sempre a nostra disposizione è meglio portarla fuori dall’azienda. Come una qualsiasi utility.

Di fatto l’avanzamento delle tecnologie di comunicazione, e il loro sempre più basso costo, ci hanno portato l’ufficio non solo in casa, ma dappertutto. La straordinaria diffusione e miniaturizzazione degli smartphone e dei tablet sanciscono questa tendenza.

Dibattiti su chi è più produttivo tra chi sta a casa e chi va in ufficio non termineranno mai, per la semplice ragione che non è un calcolo facile valutare i pro e i contro. Per esempio, come valutare l’effetto delle policy più restrittive sull’attrazione dei talenti più creativi? È di certo più negativo, ma non si può mai saper di quanto. E d’altro canto, come valutare l’impatto di chi già lavora? Che i survey aziendali possano misurarli è fonte di un ulteriore dubbio.

Ognuno di noi può testimoniare che le idee migliori hanno origine dagli incontri più inaspettati, dalla scintilla che scocca tra persone che non avevano intenzione di incrociarsi. Di contro, è raro che ciò avvenga tra quelli invitati a stare gomito a gomito sulla scrivania, dalle 9 alle 5. Dobbiamo riconoscere che il lavoro è cambiato, è più liquido e che non si possono applicare i metodi del Novecento che si utilizzavano nella catena di montaggio. Non è cambiato tutto, il telelavoro non è per tutti, ma incontrare i colleghi almeno un giorno in una settimana è un buon mix.

Purtroppo le soluzioni ibride (per esempio luoghi condivisi tra più aziende, chiamati hub o coworking facilities) non sono mai decollate per mancanza di coraggio. Potevano avere benefici bipartisan: flessibilità per le persone e produttività per l’azienda. Tutti comunque potevamo ridurre i costi di spostamento e di locazione per gli uffici. Invece ognuno resta arroccato sulle proprie posizioni, e da una prospettiva win-win siamo adesso in una wait-wait.

Ma se non ci sono incentivi e se il CEO di Yahoo! considera ancora una persona produttiva se la vedono legata alla scrivania non può andare che così. È il soggiacere al vecchio concetto di presenzialismo, quello fisico. Altrimenti non saremmo qui a parlare di ore perse per il pendolarismo tra casa e la corsa verso l’ufficio a occupare un posto sempre più piccolo, con danni sia ambientali sia in produttività.

Vuol dire che c’è qualcosa di sottostante, che non si vede ma che è più importante: la fiducia.

Dare evidenza di non meritarla (per il lavoratore) o di non concederla (per l’impresa) è sempre errato. Dalla fiducia scaturisce la motivazione del lavoratore, e quindi la creatività. Senza fiducia non ci può essere altro che il controllo fisico, un ossimoro in questi tempi così densi di relazioni online. Invece di imporre sarebbe meglio far scegliere tra casa, ufficio e hub. Poi le persone troveranno ciò che è meglio per il loro lavoro, e le imprese si preoccuperanno, più che di divieti, di metodi per ricompensare i migliori (che non sono associati sempre ai presenzialisti) e lasciare i peggiori (a casa, ma per sempre).

È una mossa dettata dalla debolezza: chi è forte attrae, può permettersi di imporre regole più stringenti, tanto pur di lavorare per le aziende cool si passa sopra molte cose; chi invece è debole deve essere “aperto” perché deve attrarre, se fa il contrario vuol dire che è disperato.

Ma chiediamoci: oltre le mille interruzioni che arrivano dal PC (notifiche, chat, poke, call, etc.), qualcuno riesce ancora a studiare o scrivere in mezzo agli eventi che accadono in un open space? È più probabile che ascolti la telefonata del collega, magari privata.

Twitter: @massimochi

  • Luigi Zambetti |

    Siamo ancora in una società dove prevale e ottiene maggior riconoscimento non chi ha le idee migliori o realizza il miglior software (nel mio caso) nel tempo minore, ma chi sta alla scrivania per più tempo, magari giocando a Sudoku o leggendo Repubblica. Finchè non si uscirà da questa impasse, che deprime i migliori e favorisce i fannulloni, nulla potrà migliorare.

  • sandro |

    d’accordo 100%, la fiducia è basilare ..e nel mercato del lavoro legata alla meritocrazia, potrebbe darci dei plus inimmaginabili.

  • Simone Magnani |

    Condivido in pieno questa analisi. La cura non era per niente scontata. Condivido il tuo articolo.

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