C’è un luogo in cui le nostre idee si formano per via dell'esposizione a storie che le persone si raccontano a vicenda; che poi i media raccolgono e amplificano.
Forse non durerà per sempre, ma oggi riusciamo a tramandarci un testo di storia in storia, da una persona all’altra, senza mediazioni; come un meme virale. Ognuno in questa tempesta d’informazioni influenza gli altri con i suoi status update, chat, tweet, blog, ecc.
Le storie ci prendono e toccano i nostri ricordi di eventi simili e a nostra volta vogliamo partecipare a questa narrazione collettiva, da molti a molti. È sempre più vero che le narrazioni non spiegano i fatti ma li determinano.
È il luogo ideale per raccontare storie di persone e delle conseguenze delle loro idee.
Le conseguenze di questi comportamenti sono importanti. Non conta più quante volte leggiate un articolo (page view), ma quante volte esso sia stato condiviso (page share). È questa la cifra che ne misurerà il successo. Nessuna generazione precedente ha mai avuto tale occasione per esporre il proprio sapere. Buon senso vuole che le regole del diritto d’autore comprendano tale nuova prospettiva.
Questo luogo è Internet.
La sua versione 2.0, dove le persone -e non solo le forme testuali- sono interconnesse, ci ha portato un mondo gravido di nuove idee. Ma anche di minacce che dobbiamo trasformare in opportunità.
Attenzione però, anche se viviamo nel migliore dei mondi possibili, c’è una chiara regola: Internet aiuta chi fa, chi fa di più e meglio, proprio come la fortuna. Per questo siamo fortunati ad avere Internet come strumento per contrastare gli attacchi alla libertà.