Pronti per la separazione dal datacenter?

Là dove una rete elettrica a basso costo incontra una buona rete dati può nascere un datacenter. 

Datacenter3

Lo sforzo di
gestire e sviluppare le soluzioni IT richieste dalle attività aziendali non si
ferma mai, inoltre c’è da considerare il ritmo delle innovazioni tecnologiche. Tutto
ciò rende un datacenter a rischio di sostenibilità, almeno per le piccole e
medie imprese. 
Infatti la pressione competitiva è enorme, la complessità è crescente
e molte aziende non riescono a essere così efficienti con il proprio
datacenter, perché sono giustamente focalizzate sul
core business, che
non è la gestione dell’informatica.

Ma tutte sono data
driven
, cioè le informazioni sono la loro guida per ogni decisione che
prenderanno. 
È allora evidente che chi deve valutare se affidare all’esterno il
servizio informatico dovrebbe calcolare la propria produttività comparata con
quella dei fornitori di servizi specializzati, soprattutto in prospettiva
futura. E qui nascono i problemi per il piccolo e medio imprenditore.
 

In termini energetici, ognuno dovrebbe comparare l’efficienza del proprio
datecenter con il PUE (Power_usage_effectiveness), un indicatore utile allo scopo e qui c’è un
 video di Google per la spiegazione. 

È chiaro che se si migliora il rapporto di quanto viene effettivamente
consumato dall’IT se ne può trarre giovamento, ma anche se si migliora l’efficienza
tecnica diminuendo in numero dei sistemi e aumentandone l’utilizzo per mezzo della virtualizzazione.

La virtualizzazione è nata perché l’evoluzione dell’hardware, in
termini di potenza e di costo calante, è fortissima (vedi legge di Moore) rispetto all’evoluzione del
software, che è molto lenta. Infatti più aumenta la sua dimensione più
aumentano i bugs e quindi i costi e i tempi di sviluppo delle applicazioni. 
C'è quindi la necessità di colmare il gap tra i due
trend divergenti.

La virtualizzazione riempie questo spazio. In termini informatici la virtualizzazione rende “multi-tenant”
una macchina che in precedenza era dedicata solo a un sistema operativo. 
Per migliorare la produttività delle persone c’è invece l’automazione,
ossia si cerca di ridurre la necessità
dell'intervento umano per le pratiche ripetitive.

Riassumendo,
quando le aziende devono decidere se affidare l’IT ad altri fornitori, devono porsi le
seguenti domande:

    * fornire un servizio a volumi
crescenti? [Ragione di governance]

    * rispondere sempre più rapidamente alle
richieste? [Ragione tecnica]

    * costare sempre di meno? [Ragione
economica]
 

Se le risposte sono tutte
affermative, allora l’attività IT è destinata a uscire dal perimetro
aziendale perché non è sostenibile e non aggiunge direttamente valore al core business, anzi
se è fonte di problemi lo sottrae.

Questo post ha l'obiettivo di dimostrare, dopo la necessaria introduzione di concetti tecnici ed economici, che più il datacenter diventa efficiente più ne avremo bisogno, e il modello di erogazione appropriato è il cloud pubblico. Lo diceva già l'economista William Jevons  qualche secolo fa: quando un bene migliora la sua efficienza, costa di
meno e se ne consuma più di prima.

Esempio: prima
occorrevano 10 chip per un lavoro, ora 1 solo chip è sufficiente ma, dato che
adesso abbiamo 1.000 programmi da far girare, ci occorrono 100 chip. La morale
è che l’esigenza di datacenter è aumentata, cioè l'incremento dell'attività IT è maggiore di quello dell’efficienza da cui è derivato.

È già successo per
l’energia. Abbiamo i gruppi elettrogeni solo in caso di necessità. Qualcuno
affermerà: ma qui si tratta di dati vitali, non di acqua o energia!

La risposta più
probabile che ci darà il futuro è che i dati sono più protetti fuori dalle imprese -qui si considerano 
tutte quelle che non eccelgono in informatica- piuttosto che
dentro le mura. (E poi abbiamo dato alle banche la gestione esterna di ciò che per noi ha
più valore, il denaro. E nonostante il
pessimo modo in cui lo utilizzano, noi lo lasciamo lì perché non abbiamo
un’alternativa migliore: potremmo perderlo o rischiare che venga rubato più facilmente.)
 

Ciò che può essere
separato lo sarà. E ciò che è separato può essere trasferito in un'altra
azienda, anche all’estero (rispettivamente, outsourcing e offshoring). 

Twitter: @massimochi

  • Eric Sanna |

    Post esemplare, per chiarezza, qualità dei contenuti e ridotte dimensioni, grande Massimo!

  • Mario Sebastiani |

    Grazie, splendido post!

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