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Abbiamo ordinato frattali di silicio e fornito energia agli atomi affinché, con i loro rimbalzi, trasportassero i dati espressi in bit. L’hardware, in pillole, ha proprio la funzione di elaborare, memorizzare e scambiare dati. Il software ha il compito di trasformare questi dati in informazioni. Tutti questi elementi rispettano gli stessi requisiti: devono essere affidabili, economici e soprattutto veloci.
Cosa ce ne faremo se all’aumento della velocità perderemo il senso del risultato?
Ci alimentiamo d’informazioni con un ritmo così insostenibile da rischiare l’impossibilità di comprenderne il senso. C’è da restare sconcertati quando qualcuno parla di storia e prospettive sul futuro, data la nostra immersione nel presente, tempestati da tutto quello che gli amici sui social network si preoccupano di raccontarci. Chi ci dice cosa mangia, dove viaggia, addirittura cosa pensa. Come in una corsa in un corridoio in cui tutti al nostro passaggio ci comunicano il loro status, sempre con le porte aperte. Perché lo fanno?
Credo che i sociologi spieghino le motivazioni con la paura della separazione, con la ricerca di attenzione e di appartenenza al gruppo. Insomma emergono le nostre più recondite paure, anche in rete. E ancora alcuni dicono che la rete è solo virtuale. Il fatto è che l’informazione corre più veloce delle persone.
Facciamo un esempio: il giornale di carta non può che mostrare le storie, mai il presente. E adesso che costruiamo oggetti sempre più connessi, questi diventano interattivi: il tablet è costruito per il real-time. I trend topics di Twitter per seguire le dirette sono un’altra conferma. (Ed è ciò che rappresenta la foto, dove si riesce a percepire solo il presente; il passato e il futuro sono sfocati.)
Per questo, a mio parere, l’attuale età dell’informazione non è solo questione di nuovi prodotti o processi, ma determina un cambiamento antropologico nelle persone. Le relazioni sociali non svaniscono con Internet; sono nate con noi e resteranno.
C'è il rischio che il ritmo esponenziale di queste innovazioni possa frantumare le storiche basi sociali della nostra convivenza. Poiché la velocità si misurerà anche nelle nuove relazioni, sempre più simultanee e di breve durata, e non solo nella tecnologia.
La Storia era un fatto duraturo,
ci serviva per guardare al futuro.
Una volta il tempo era un lento movimento
segnato da un vecchio strumento.
Ora al fisico si somma il virtuale
e all’analogico si rimpiazza il digitale.
Le ricche relazioni,
una volta vanto delle nazioni,
cedono il posto a rischiose transazioni.
Prima il tempo era semi-permanente,
adesso sembra assente;
con noi c’è solo il presente,
ecco perché tutto accade simultaneamente.