Le regole
dell’economia nel mondo digitale non sono cambiate. Ci sono sempre la domanda e
l’offerta, ciò che è mutato è:
– la rapidità
degli scambi di beni intangibili
– la più intensa
informazione prima e dopo lo scambio (esperienza).
In teoria nel
mercato c’è la mano invisibile, che dovrebbe guidarci nel trovare il miglior
prezzo e la migliore qualità disponibile. Una conseguenza è che la mano, se
funzionasse, dovrebbe tenere fuori dal mercato i venditori disonesti. Questo meccanismo
purtroppo non funziona perché l’informazione è da qualche parte difettosa: nel
senso che spesso il compratore non ha tutte le informazioni su ciò che il
venditore offre. Allora entra in scena la reputazione, basata sulle esperienze
del passato, magari degli amici o della nostra rete
sociale.
Per fortuna costa
sempre meno trovare le informazioni riguardo alla controparte e si iniziano a
provare meccanismi, come quelli introdotti da Ebay e da Amazon, che tentano di
abbattere l’asimmetria. Dato che in rete non si vedono le espressioni delle persone durante gli scambi, dobbiamo raccogliere le meta-informazioni prima sul venditore, poi sul bene in vendita.
Tutto ciò ha scatenato
l’ingegno di personaggi molto incivili che inondano la rete di false recensioni.
Così, l’obiettivo di ridurre l’asimmetria tra le parti è ora minato dalla mole di recensioni di dubbia provenienza. Inoltre c'è chi falsifica la valutazione dei concorrenti. Ciò vuol dire che
le false pubblicità comparative stanno migrando nel web. È un comportamento
indifendibile che il mercato, da solo, non riesce a evitare, per questo occorrono regole imposte dall’esterno. Nel mondo dell’information
overload la recensione da parte dei veri clienti non è scarsa, quindi non
ci dovrebbe essere un “mercato della recensione”.
Morale: se
lasciamo al mercato la decisione su quale sia la recensione migliore, ci
scontreremo con un altro fallimento; forse è necessario un controllo esterno per far funzionare meglio il mercato.
Dobbiamo trovare un
modo per spezzare l’avvitamento legato alla tentazione, anch’essa talvolta
falsa, della “sleale imitazione per difendersi”.
Definiamo il problema
prima di tentare soluzioni.
Il problema è certificare che: il venditore non si travesta da compratore per l’auto-recensione; il compratore
abbia realmente usufruito del servizio per evitare la falsa recensione. Gli attori in
campo sono il venditore e l’utilizzatore del servizio, più un ente
certificatore dei rispettivi ruoli. La soluzione deve
essere: facile, gratis e anonima.
Qui di seguito una
proposta di soluzione per sconfiggere la falsa denigrazione online.
Il venditore si
rifornisce da un ente certificatore esterno di una chiave pubblica e i clienti avranno la chiave privata al momento dell’acquisto del
servizio. Solo questi ultimi potranno così recensire in forma anonima l’esperienza
realmente vissuta. È una soluzione informatica abbastanza
facile da implementare per hotel e ristoranti, senza la necessità di pagare per
produrre una recensione.
Potrebbe essere un
metodo per ottenere, finalmente, ciò di cui abbiamo più bisogno in rete: l’autenticità
in forma anonima.
Twitter:
@massimochi