Fonte: http://media.defenseindustrydaily.com/images/MISC_Clouds_Supercell_lg.jpg
È passato poco tempo, appena 4.5 miliardi di anni, da quando è nato il pianeta. Poco fa, circa 200.000 anni, è comparso l’uomo che per il 99.9% del tempo non è esistito. E in ultimo è comparsa una figura con una cinquantina d’anni di esperienza, chiamata l’homo informaticus, che pensa di sapere tutto.
L’esempio storico più rilevante è quello di Pompei, dove gli abitanti scambiavano il Vesuvio per una pacifica montagna senza immaginare che fosse un vulcano e vivevano felici nella loro ignoranza. Noi, dopo 2.000 anni da quel tragico evento, di cose ne abbiamo imparate ma certamente c’è qualcosa che ancora ignoriamo.
Oggi viviamo sulle nuvole digitali e camminiamo su un terreno che sentiamo instabile. Percepiamo che c’è un ribollire di attività ma che non riusciamo a comprendere. L’unica cosa chiara è che la natura non c’entra niente. È tutta opera dell’uomo, che ha seminato negli scorsi decenni semi di tecnologia senza immaginarsi né l’evoluzione né che tipo di raccolto sarebbe fiorito. È un mondo denso di esplosioni, senza preavviso. Alcuni periscono, soccombono per questa forza creatrice e nello stesso tempo distruttrice, secondo i cicli economici di J. Schumpeter che esistono anche nella nembologia digitale. Si resta allibiti dalla frequenza degli eventi: ogni momento è buono per creare una nuova straordinaria impresa di successo globale, o per venir travolti dal crollo nella quale ci si trova.
Ad ogni passo corrisponde –davvero– un grande passo per l’umanità. Quando l’astronauta Armstrong attraversò le nuvole per andare sulla Luna fu un passo importante per la storia dell’uomo, qui invece ogni passo scatena immense conseguenze. Perché una dipende dall’altra, come per ogni definizione di rete.
La nuvola ha una forza che si oppone alla gravità. Anche la nostra attenzione è sempre attratta verso l’alto, in cerca di un collegamento disponibile. Sono disperse nell’etere, ma lo spazio si annulla se c’è un link. Non c’è una nuvola centrale, ma una nuvola di sistemi.
Di fatto, cos’è la nuvola (anche digitale) se non un insieme di minuscoli elementi che per qualche ragione decidono di fare un percorso insieme?
Ma ancora non conosciamo bene la teoria, osserviamo solo che la dinamicità è perenne secondo modelli matematici caotici e non deterministici. E nonostante gli esperti di cloud abbondino, ignoriamo l’evoluzione nel lungo termine e l’impatto sulle persone. Proprio come gli abitanti di Pompei che costruivano il loro mondo su un terreno che consideravano sicuro.
Twitter: @massimochi