Ciò che rappresenta il teatro messo in scena dalla politica americana in questi giorni è semplicemente la vecchia battaglia tra chi vuole più stato e chi più mercato. Con i repubblicani che si oppongono a qualsiasi aumento di tasse per gli alti redditi e i democratici che non vogliono tagli allo stato sociale.
Queste posizioni ruotano da secoli una intorno all’altra, attraendosi e respingendosi, ma una cosa è certa: entrambe le proposte portano, presto o tardi, comunque al default.
Perché non risolvono il vero problema dell’economia americana: la produzione di posti di lavoro.
I paesi orientali hanno capito che è questo il primo obiettivo della politica economica e lo realizzano con varie forme di gestione, spesso con tratti di puro protezionismo. E allora accade che quando si arriva al limite, ad esempio il tetto del debito americano, la situazione diventa ingestibile.
Per fortuna o purtroppo tale limite stabilito per legge qui da noi non esiste, altrimenti saremmo già falliti una decina di volte.
Si può fare con facilità dietrologia cercando di spiegare chi ha speso nel passato i fondi in guerre, in inutili sovvenzioni, chi ha disperso il know how calvalcando l'outsourcing o quale lobby ha fatto più pressione sui governi per spremere –conseguentemente- i cittadini, ma non finiremmo mai l’analisi.
E allora iniziamo da una proposta: proviamo a tassare le imprese in modo decrescente per numero di lavoratori.
Con questa iniziativa, se aumenta il numero degli impiegati non si pagano più tasse, anche se crescono i fatturati e i profitti.
Così si favorisce la scalabilità, la crescita dimensionale dell’impresa.
Probabili benefici:
– attrazione imprese estere
– aumento dell’occupazione (pensiamo soprattutto alle donne)
– PIL e profitti aziendali allineati con l’interesse nazionale
– si incentivano le imprese a crescere, a diventare medie imprese
– riduzione delle tasse
– ridotta l’evasione fiscale (non c’è bisogno di nascondere i profitti)
– emersione dal lavoro nero (e dati più netti e trasparenti).
Probabile criticità: se l’azienda diventa più produttiva (meno operai e più macchine) sarà penalizzata?
No, a patto che esporti di più. Più esporta e meno tasse paga. Questo è un modo per non sfavorire le imprese ad alta intensità di capitale (comparate con quelle ad alta intensità di lavoro).
Tutto ciò è solo una proposta che ha l'obiettivo di far crescere occupazione e profitti. Qui ed ora.