Elinor Ostrom, nel suo libro “La conoscenza come bene comune” Edizione Bruno Mondadori, ci ha spiegato il funzionamento delle risorse senza proprietario. Tra i numerosi esempi lei citava l'atmosfera, considerata non come bene pubblico ma come risorsa comune.
L’atmosfera è classificata come risorsa comune perché il sovrasfruttamento danneggia il godimento degli altri soggetti (e quindi c’è una rivalità nel godimento, non è solo difficilmente escludibile).
La distanza concettuale tra l’azione dei singoli che ignorano il proprio impatto sul consumo delle risorse e la mancanza di un governo che impone sanzioni progressive è la causa dell’insostenibilità nel lungo termine. In tali casi il mercato fallisce: i prezzi dei beni non segnalano correttamente tutte le informazioni che descrivono i costi sostenuti per produrre i beni. O meglio, quando le informazioni sono distorte in eccesso (nel caso del monopolio) o in difetto (nel caso delle esternalità negative come l'inquinamento). Inoltre, la Ostrom riteneva che pure una gestione pubblica, disinformata e non decentrata al giusto livello, devasta l'ecosistema.
Se non si considera mai la scarsità finale, quella ecologica, ci sarà sempre qualcuno disposto a vendere l’ultimo albero dell’Isola di Pasqua. Se non si vedono i limiti si perdono i veri e reali fini.
La Ostrom, lungo tutto il corso dei suoi studi, proponeva un governo comunitario delle risorse con una partecipazione diretta degli utilizzatori. Lei ha dimostrato che gli economisti non sono tutti dei fondamentalisti che credono solo nel mercato; l'abbiamo persa proprio nel momento in cui questa crisi sta aumentando la quota di coloro che credono e riconoscono i limiti sociali dello sviluppo. Lei ha indicato una via, ora speriamo di cogliere questa occasione per percorrerla.
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