Nella giungla politica, ogni politico è come una liana. È importante che ce ne siano diverse a nostra disposizione per esplorare questo ecosistema, così vitale per la pacifica convivenza. Tra tutte le opzioni dobbiamo sceglierne una che ci dia fiducia, che ci consenta di avanzare e scoprire un modo migliore per vivere insieme. Prima di sceglierla però occorrono anche ragionamento e coraggio perché non sappiamo come si comporterà il politico una volta eletto.
In effetti, non possiamo sapere con certezza cosa farà quando gestirà il potere; lo scopriremo solo dopo il voto, la nostra selezione.
È l’asimmetria delle informazioni: la persona sa come probabilmente si comporterà, noi lo possiamo solo immaginare.In economia, un esempio di asimmetria pre-contrattuale (nel nostro contesto, caratteristiche nascoste prima del voto) è la selezione avversa.
Leggiamo insieme la definizione: “Il concetto di selezione avversa è impiegato in settori ove modifiche nei rapporti tra due parti spingono una delle due a rinunciare al rapporto con l'altra, lasciando il posto a soggetti che presentano in misura minore la caratteristica preferita dall'altra parte”.
Associare questa definizione tecnica alla situazione politica credo sia la spiegazione migliore per descrivere l’allontanamento dei cittadini dagli affari pubblici.
Nella fase iniziale, cioè la campagna elettorale, il candidato impiegherà tutto il tempo per convincerci con le promesse. Questo è il periodo del trionfo delle parole, del regno del “dire”. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Infatti si tratta di un mare di scelte, priorità da mettere in sequenza che devono essere spiegate dal politico di turno. Se i politici restano nel regno del “dire” allora si allarga la distanza tra loro e i cittadini, che risiedono nel dominio del “fare”. Sembra strano ma proprio sul linguaggio si scava la più netta differenza tra le classi. Solo la formazione culturale avvicina questi estremi.
Pertanto i candidati cercano di volare alto, perché lì si prendono molti voti, girando intorno alle parole, che sono la forma con cui si esprime l’ideologia, almeno nel migliore dei casi. Altrimenti queste diventano addirittura inutili e offensive quando servono solo a deridere l’avversario per le sue caratteristiche psico-fisiche.
Durante il mandato, invece, c’è il pericolo della seconda forma di asimmetria: l’azzardo morale.
La definizione è di sorprendente attualità: “L'azzardo morale è una forma di opportunismo post-contrattuale (nel nostro contesto, azioni nascoste dopo il voto), che può portare gli individui a perseguire i propri interessi a spese della controparte, confidando nella impossibilità, per quest'ultima, di verificare la presenza di dolo o negligenza”.
In economia tali asimmetrie, se non corrette, provocano il fallimento del mercato. Ma in politica si rischia un immenso disastro. Una correzione potrebbe consistere nell’abbandonare la liana al momento giusto per cercarne un’altra. Se non lo facciamo ci riporterà indietro o alla distruzione dell’ecosistema sociale.