Io: Ciao, che lavoro vuoi fare da grande?
Teenager: Prima di tutto, quando divento grande?
Io: Sarai grande quando potrai decidere da solo.
T: Qui non decido mai da solo, c’è sempre qualcuno o qualcosa che decide per me. In ogni caso, dovrò prima finire di studiare, tu sai quando finirò?
Io: Mai, dovrai studiare e nel contempo lavorare.
T: Ecco, torniamo alla domanda sul lavoro. Io non avrò un lavoro per tutta la vita, perché la mia aspettativa di vita media si allunga, e poi dovresti saperlo che il lavoro cambia.
Io: Certo, ma avrai un’idea, no?
T: La definirò quando starò per iniziare un lavoro, con la consapevolezza che durerà poco tempo. Tu invece non continuare a chiedercelo, perché sei fuori tempo.
Questo è un colloquio che ho immaginato, e una delle lezioni che ho imparato, mentre leggevo il libro sul lavoro di Silvia Zanella. https://www.amazon.it/futuro-del-lavoro-femmina/dp/883010342X.
Ci sono tanti altri approfondimenti, per esempio, sull’introduzione al mondo del lavoro, poi c’è il mantenimento con la formazione continua e l’affascinante percorso di ricerca per il futuro.
Qui da noi il lavoro è stritolato tra le idee che non cambiano mai e la realtà che cambia velocemente, e i teenager l’hanno ormai compreso bene, nonostante il posto fisso di molti genitori. Dobbiamo però aiutarli a sviluppare quelle competenze soft perché nel lavoro la somma non è mai zero, ossia: c’è chi dice ancora “ho da fare un lavoro: o lo faccio io o lo fa l’altro”, come se fosse un gioco a somma zero.
Certi lavori riusciamo a farli -bene- solo se collaboriamo invece di competere. Nei prossimi anni molti posti di lavoro non esisteranno più, non saranno più né nostri (del collega, della nostra azienda o Paese) né loro (degli altri in generale).
Per questo dovremmo sempre più, non domani ma ora, unirci per dar vita a qualcosa che generi lavoro per noi… e magari anche per qualcun altro.
È una lettura che scorre con tratti illuminanti perché i paradigmi del passato perdono forza con semplici esempi pratici. Ed è anche piena di speranza, poiché non c’è mai stato un momento migliore per:
- Studiare, per creare valore
- Capire la tecnologia, per proteggerci
- Dis-intermediare il vecchio e re-intermediare il nuovo mondo.
Sulla visione sul futuro si evidenzia che le competenze non sono preziose quanto la capacità di apprendere nuove abilità. In altri termini, tutti i titoli acquisiti nel passato sono necessari, ma la reale formazione, quella utile per domani, si dimostra con il comportamento quotidiano così denso di comunicazione.
L’imperativo strategico è la formazione di tale competenza, altrimenti fallisce sia il percorso di miglioramento umano, sia lo sviluppo aziendale.
È lo “human skill” come riportato nel libro, lo si comprova sia quando si lavora sia quando si insegna a lavorare.
Il più grande spreco è quando l’esperienza passata di una persona non può far parte del futuro di un’altra. E Silvia Zanella non si risparmia nel dispensarla.
“Management is the opportunity to help people become better people” suggeriva quel grande innovatore di Clayton Christensen.
Anche se ci aspetta una sfida non convenzionale, c’è da essere ottimisti sul futuro del lavoro, come insegna il libro.
Pensiamo agli anni ‘50 quando Watson e Crick hanno individuato la struttura del DNA. Solo guardando all’interno del nostro corpo abbiamo avuto milioni di posti di lavoro.
Saper guardare negli occhi dell’altro, che è l’essenza dello “human skill”, ci aprirà la strada a trovarne tanti altri.